Giornata Mondiale contro la pena di morte

La Giornata Mondiale contro la Pena di Morte: Una Chiamata alla Coscienza Globale

Ogni anno, il 10 ottobre, il mondo si ferma per un momento per riflettere su una pratica controversa e profondamente radicata in alcune culture: la pena di morte. La “Giornata Mondiale contro la Pena di Morte” non è solo un segno di protesta, ma un appello vibrante per l’umanità e la giustizia.

Si stima che migliaia di esecuzioni capitali vengano effettuate ogni anno. Nonostante l’ampia condanna internazionale, numerosi paesi, tra cui alcune delle nazioni più popolose del mondo, continuano ad applicare questa condanna estrema come forma di “giustizia”.

I numeri della Pena di Morte nel Mondo

Secondo Amnesty International, nel 2021, 56 paesi hanno applicato la pena di morte. Di questi, 20 paesi hanno eseguito almeno una persona. I paesi che hanno eseguito il maggior numero di persone nel 2021 sono stati:

• Cina (1.000-1.500) si stima
• Iran (314)
• Egitto (154)
• Iraq (100)
• Arabia Saudita (65)
• Vietnam (8)
• Sudan (13)
• Usa (11)

Il numero totale di persone sicuramente uccise con la pena di morte nel 2021 è stato di 883, il numero più alto dal 2017.
Il numero di paesi che hanno eseguito almeno una condanna a morte è stato di 20, il numero più basso dal 2010.

Nel 2022, la pena di morte è stata dichiarata non più legale in due paesi:

La Repubblica Centrafricana ha abolito la pena di morte per tutti i reati, diventando il 108° paese abolizionista.
Lo Zambia ha abolito la pena di morte per tutti i reati, diventando il 109° paese abolizionista.

La pena di morte è soggetta a intense critiche. Innanzitutto, non c’è alcuna prova concreta che dimostri che essa abbia un effetto deterrente sui crimini. Inoltre, il rischio di eseguire innocenti, date le imperfezioni inevitabili di qualsiasi sistema giudiziario, rende questa punizione particolarmente problematica e controversa.

Al di là delle argomentazioni numeriche e pratiche, la pena di morte è considerata una violazione flagrante dei diritti umani. Ogni individuo ha il diritto inalienabile alla vita, e negare tale diritto, specialmente a seguito di procedimenti giuridici fallibili, è una grave ingiustizia.

Durante la “Giornata Mondiale contro la Pena di Morte”, ONG, attivisti e cittadini comuni si uniscono in una sola voce, organizzando eventi, dibattiti e manifestazioni. Grazie a queste iniziative, in passato, molti paesi hanno riconsiderato e, in alcuni casi, abbandonato completamente la pena di morte.

La genesi di questa giornata risale a diversi anni fa, quando un gruppo di attivisti decise di dedicare un giorno intero alla sensibilizzazione e all’educazione sul tema. Da allora, paesi come il Portogallo, il Regno Unito e la Nuova Zelanda hanno abbandonato la pratica grazie, in parte, a campagne di sensibilizzazione e pressioni internazionali.

Le testimonianze di persone coinvolte nella lotta contro la pena di morte, o di coloro che sono stati direttamente colpiti da essa, sono particolarmente toccanti. Storie di innocenti rilasciati dal braccio della morte o famiglie distrutte dall’ingiustizia permeano la narrativa di questa causa.

A livello internazionale, trattati come il Secondo Protocollo Facoltativo al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici mirano all’abolizione della pena di morte. Questi accordi rappresentano un impegno condiviso tra le nazioni per promuovere i diritti umani e la giustizia.

Le sfide future sono ancora numerose. Mentre alcuni paesi hanno fatto passi avanti, altri restano irremovibili. L’obiettivo finale della campagna contro la pena di morte è l’abolizione universale, garantendo che ogni individuo, indipendentemente dal crimine commesso, abbia diritto a un processo giusto e a una punizione proporzionata e umana.

In conclusione, pur essendo un tema divisivo, è chiaro che le critiche alla pena di morte sono fondate sia su basi etiche che pratiche. Con l’unità e la determinazione, la visione di un mondo senza esecuzioni capitali può diventare una realtà.

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